INTERVISTA AL DIRETTORE TECNICO DELLA NAZIONALE ITALIANA CARLO DI GIUSTO 02.08.2017
Intervista al Direttore Tecnico delle Nazionali Italiane Carlo Di Giusto
La parola al simbolo del basket in carrozzina in Italia
di Nico Coppari
02.08.2017
Anche nel suo personale indirizzo mail c’è il basket in carrozzina: quel numero “9” che ha indossato e con cui ha calcato i parquet di tutta Europa. Carlo Di Giusto, attualmente Direttore Tecnico delle Nazionali Italiane maschili, femminili e giovanili, “ È “ il basket in carrozzina in Italia. Lo abbiamo intervistato appena rientrato dagli Europei di Tenerife con la Nazionale Maggiore.
- Coach se diciamo che gli Europei sono andati al di sopra di ogni più rosea aspettativa, esageriamo?
Beh, no, non credo sia un’esagerazione. Nel valutare i nostri Europei dobbiamo considerare in primis che il gruppo era completamente nuovo e che tutti erano alla prima esperienza di questo genere e di questo livello assoluto.
- E come hanno risposto i ragazzi in campo?
Alla grande. Sono stati bravissimi. Certo, hanno avuto ovviamente i loro alti e bassi e devono migliorare tantissimo sotto tutti i punti di vista. Ma per essere al loro debutto in un Europeo nella massima categoria sono partiti molto molto bene.
- Quando parla di nuovi innesti nel gruppo della Nazionale e di prima esperienza ovviamente dobbiamo escludere “un certo” Raourahi…
Assolutamente. Lui è incredibile! Potrebbe davvero giocare fino a non so quale età. Della vecchia guardia ho lasciato solo lui perché in quel ruolo è il migliore. È unico.
- Una Nazionale rifondata, lo dicevamo, che punta molto sui giovani e su un doppio blocco.
Si, l’età media è molto bassa per una competizione come un Europeo in cui tutti puntano a portare giocatori dalla grande esperienza. Noi avevamo un’età media di appena 26 anni e, lo dicevi giustamente, ho puntato su due blocchi: quello dell’Unipol Sai Cantù e quello della S.Stefano-Banca Marche Porto Potenza, perché sono due società che si sono focalizzate sui giovani, ne hanno di interessanti e sono due tra le società più virtuose della serie A italiana.
- Non posso non chiederle come si sono comportati i “nostri” ragazzi della S.Stefano- Banca Marche, Ghione, Tosatto, Giaretti, Bedzeti?
Sono soddisfatto. Hanno fatto, come tutto il gruppo, dei grandi passi in avanti. Ci sono punti di forza già evidenziati e potenzialità ancora inespresse su cui lavorare e ci sono punti di debolezza da mettere da parte per far emergere il lato forte dei ragazzi e dei giocatori. Ghione ha mantenuto le aspettative e continuo a considerarlo l’erede più accreditato sotto canestro
di Cavagnini. Deve ovviamente migliorare molto. Tosatto è prezioso sotto molti punti di vista ma vorrei che fosse meno cerebrale ed entrasse maggiormente in empatia con il gioco della squadra; Giaretti è molto bravo tecnicamente ma deve lavorare sotto l’aspetto emotivo e della gestione della tensione; Bedzeti è tra i prospetti migliori di tutto il panorama cestistico italiano ma ovviamente deve lavorare molto su tutti gli aspetti, compreso quello caratteriale. Ma la premessa che faccio, ancora una volta, a queste valutazioni è che sono tutti molto giovani e stanno acquisendo ora l’esperienza per giocare a certi livelli.
- Come vede il prossimo campionato di serie A maschile?
Una cosa mi sento di dire: non credo che la finale sarà ancora Cantù-Porto Torres. Quest’ultima la vedo piuttosto indietro e dunque penso si possa davvero liberare una pizza per lottare concretamente per il titolo finale insieme a Cantù. I movimenti di mercato suggeriscono già delle valutazioni. Staremo a vedere con curiosità.
- Verrà a trovarci al PalaPrincipi?
Beh, la S.Stefano sport è una società storica del basket in carrozzina
italiano ed ho tanti amici a Porto Potenza che conosco da una vita. Ovviamente verrò a trovarvi in veste di selezionatore della Nazionale Maggiore per visionare i miei ragazzi.
Nico COPPARI – Servizio Stampa
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